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Recensioni

Volere l'arte

Franchino Falsetti Critico d'Arte

Daniela Domenichini vive una stagione particolarmente ricca di stimoli creativi ed artistici. Le sue recenti scelte di approfondimento teorico e culturale della ricerca espressivo-materico, hanno, positivamente, fatto nascere un nuovo filone di produttività.
La sua naturale ed efficace propensione al figurativo con delicati accenni impressionistici tendeva a rendere l’immagine non copia o specchio di una realtà rappresentativa, ma con trasporto compositivo, cercava di ri-costruire le evocazioni e le assonanze del gioco degli affetti, gli attimi di una quotidianità senza tempo: lo scorrere del mistero della vita. La sua raffinata esperienza coinvolgeva altri linguaggi artistici ed altre modalità tecniche.
Oggi l’artista Daniela Domenichini così sintetizza la sua nuova produzione: "ho eliminato il pennello e scelto di lavorare direttamente con materiali metallici. Trasformo opere delicate su seta in sculture solide imprigionate nella resina; le incisioni su carta diventano  "altro" svelate attraverso il loro "alter ego" di solido plexiglas".
E’ certamente una scelta di sfida, di verifica delle potenzialità espressive svincolate dagli schemi rigidi di una certa impostazione artistico-ideolgica. E’ sentirsi liberi di "provare", di sperimentare nuove soluzioni per rendere più rispondente il momento ideativo con l’agire creativo-artistico.
Il comporre mediante l’uso manipolativo di materie naturali o artificiali ( dal rame al piombo al plexiglas ) non è una maniera di "caratterizzarsi", ma è un modo per ritrovare la propria indole espressiva ed il proprio senso comunicativo.
La scelta appropriata dei materiali e delle materie che vengono mescolati con i colori, danno alle sue composizioni quel senso di spiritualità che fa da trait d’union tra la dimensione esteriore e quella interiore . E’ scoprire l’importanza della correlazione tra il sentire ed il fare, tra il pensare ed agire, tra il volere e lo sperimentare.
L’artista Daniela Domenichini non è una testimone del divenire dell’arte, ma è una delicata ed energica interprete delle duttilità linguistico-comunicative dei linguaggi dell’arte e questa consapevolezza la stimola a non essere nella sua produzione lo stampo di se stessa, bensì poter esprimere in modo divergente ciò che può evidenziare il proprio "modello estetico" del vivere la realtà e le sue suggestioni.
Una realtà fatta molto spesso di piccole cose, di oggetti non solo della quotidianità pratica ma affettiva, di ciò che appare abbandonato e privo di consistenza vitale. Su questo mondo non visto si sviluppa un nuovo percorso creativo che offre all’artista Daniela Domenichini la preziosa opportunità di realizzare nelle sue opere un "vedere psicologico" le immagini degli oggetti dimenticati che si riflettono, come memoria, nel nostro inconscio.
"L’oggetto si espande oltre i limiti della sua apparenza, in virtù del fatto che sappiamo che la cosa è ben altro di ciò che il suo aspetto esteriore rivela ai nostri occhi". ( P. Klee )

Emozione

Sabrina Falzone Critico e Storico dell’Arte

Emozione è la parola d’ordine che avvolge di note liriche la ricerca artistica di Daniela Domenichini, artista bolognese dotata di brillanti capacità mnemonico-visuali. I suoi enigmatici lavori suggellano le cognizioni della storia, accolgono le estemporaneità del quotidiano, schiudendo i battenti al futuro con audacia semantica, passione gestuale e straordinario estro creativo.

Sulla notte della vita le sue trame compositive riescono a scaturire un magma emotivo senza paralleli: la luce è al di là del suo essere, è dentro la sua anima scandita da ritmi pacati e melodie ancestrali d’inusitata fascinazione. Amore, sofferenza e nostalgia divengono languide metafore del vissuto, dissimulate sotto il sipario dell’interiorità.
Come un istrione sul palcoscenico dell’esistenza, l’ingegno umano rovescia le sue potenzialità latenti sull’archeologia del pensiero. Veicolo di questa comunicazione subliminale è la materia, viva e mutevole; essa si muove nei sotterranei dell’immaginazione umana, lasciando ora laide tracce del passato, ora testimonianze spirituali nell’ascolto morale.
Grandiosi silenzi, vibranti di attese sonorità, si elevano come tragici scorci di coscienza. E’ qui che soggiace l’esodo dalla realtà. E’ qui che si nasconde il singhiozzo esistenziale di un’autrice caparbia e profonda al cospetto delle sue creazioni.
La fusione che Daniela Domenichini attua tra la pittura e l’arte scultorea mostra il battito sensoriale nel sospiro del tempo e svela i misteri dell’anima sotto una pressione fondamentalmente catartica. E’ questa, infatti, l’esigenza primaria che si scorge nella sua pregnante ricerca estetica.

Il viaggio introspettivo acquista nuova luce quando il gioco di alternanze visive tra frequenti solchi e spessori, tra increspature e superfici levigate, diviene l’emblema metafisico dei concetti di assenza e presenza, nonché un confronto ipotetico tra l’io e l’altro. Il cromatismo annulla la dimensione temporale per suggerire un’estensione "altra", che si apre oltre le soglie del possibile. Dietro di esse, si situano i percorsi della psiche.

La forza dei colori

Da una lettera di Ugo Guidi - Pittore

"...mi piace, amo i tuoi rossi e la forza che io ho scelto di sfumare nelle mie opere. Tu gridi ma forse tra noi, non c’è differenza. Non c’è ipocrisia nel cercare la tua arte e l’armonia che emanano può nascere solo da una ricerca sincera. Non è il mio linguaggio ma di certo tu lo parli bene, vi sono angoli nascosti, passaggi, tecniche diverse che convivono esaltandosi a vicenda…"

Antico informale

Cristina Improta - Storico dell’Arte e Direttore Opificio delle Pietre Dure

Se c'è una cosa che più di tutte mi dà lo spessore di una persona è senza dubbio la sua volontà di rimettersi in gioco. Il suo volto volitivo, il suo sguardo vivace illuninato dagli occhi chiari, mobilissimi, sono l'espressione più autentica di una donna curiosa, vorace nei suoi appetiti, che si butta a capofitto nelle cose che colpiscono il suo immaginario, purchè siano depositarie di una anche impercettibile forma di bellezza. Ed è su quest'ultima che Daniela si concentra, soprattutto in questa fase della sua vita. Di formazione scientifica, pur tuttavia, decide di aprire un altro capitolo laureandosi presso l'Accademia delle Belle Arti: lavora col cuore e con grande trasporto, come è facilmente riscontrabile nei ritratti che ci danno sia un’immagine pittoricamente raffinata che un’interiorità studiata psicologicamente, decisamente opere di spessore. Si interessa e sperimenta molti materiali: dal rame per le incisioni, alle leggerezze effimere della seta, alla ceramica. Dai suoi lavori trapela, attraverso intonazioni cromatiche a volte crude, altre solari e abbaglianti, la sua volontà, il bisogno di confrontarsi e il dato essenziale della sua anima: mai dare niente per scontato, sfruttare ogni istante della vita per approfondire e allargare la sfera delle conoscenze. Il suo percorso la porta verso un approfondimento della ricerca umanistica e intellettuale come base per opere più intense e mature che portano alla ribalta  i materiali, in un informale che potrebbe anche leggersi come antico, riuscitissimo connubio dal quale sprigiona una forte energia.
Questa è la Daniela Domenichini che conosco: dolce e romanticamente ispirata nei suoi ritratti, densa e corposa nei colori che giustappone sui vari materiali anche i più tradizionali, aperta in modo indissolubile alla sperimentazione, con la freschezza di un' adolescente.

Co-scienza della materia

Rinaldo Novali Docente Pittura Accademia Belle Arti

Perché queste mie righe? Semplicemente per poter contribuire ad un lavoro che ha coinvolto diverse persone che ti stimano.
In Accademia le tua ricerca ha trovato una valida risposta nelle tecniche, molto personali, poi anche nell'analisi critica del linguaggio. Giorno dopo giorno il tuo lavoro artistico ha acquistato una 'poetica" autonoma e pertinente ai significanti presi in esame.
Una forma-informe e un'informe-forma, dove la naturalezza cromatica mette in luce l'energia della materia.
Queste parole mi fanno pensare ad una sorta di "archeologia del vedere", riferimenti linguistici che toccano ma non si fermano al grande fenomeno dell'informale, che ancora si respira a Bologna, anche negli artisti più giovani.
E' qualcosa che forse va oltre, giustamente essendo nel ventunesimo secolo.
La nascita dell'opera rimanda al suo concepimento: un magico attimo dove il tempo 'altro" s'incontra con lo spazio dell’artista.                                          
Una coscienza della scienza fisica porta la tua ricerca ad indagare la natura dei materiali per poterli poi mettere a nudo e cercare in loro ciò che la natura non ci mostra. L'artista, Daniela Domenichini, ferma l'occhio ed osserva le micro forme della terra per poter poi costruire un alfabeto riconoscibile dall'uomo.
Una terra amata dagli artisti contemporanei e dagli artisti del passato, da sempre ricca d'ispirazione, semplice e complessa, diversa ogni volta. L'arte ci mostra la madre terra in infiniti modi, anche la tua opera Daniela ci fa leggere e vedere una terra diversa: materia, energia, luce e colore per un'idea della terra, nutrimento dello spirito e della nostra vita materiale dove la comparsa dell'uomo artista lascia segni forse attribuibili all'arte.

Fredi Perucci

Designer

Quello che vedo mi piace, sgretola i pensieri e sorrido.
Quello che non vedo e percepisco lo collego a un secondo principio della termodinamica e tutto questo mi entusiasma e clamorosamente riprendo a mangiarmi le unghie, come Giulio Cesare e Napoleone Bonaparte.